Gio. Mar 28th, 2024

E’ risaputo che gli Italiani sono poco propensi ad assicurarsi.

A parte l’assicurazione dell’auto, obbligatoria per legge, gli italiani sono poco attratti dalle coperture assicurative (diverse statistiche Ivass – Istituto di Vigilanza Imprese di Assicurazioni – e Ania – Associazione delle Imprese di Assicurazioni – indicano la scarsa diffusione delle polizze personali e a protezione dei propri beni).

Per alcune tipologie di assicurazioni però, la leva fiscale ha sempre fatto da “stimolo” alla loro sottoscrizione: alcune polizze vita, le polizze infortuni/malattie e le polizze di difesa dalla non autosufficienza (per il 2012 Ania dichiara una raccolta premi pari a 69,7 miliardi, con circa quattro miliardi di euro detratti fiscalmente dagli assicurati).

Per questi, però, è arrivato di recente il decreto legge 31 agosto 2013, n. 102 recante «Disposizioni urgenti in materia di Imu, di altra fiscalità immobiliare, di sostegno alle politiche abitative e di finanza locale, nonché di Cig e di trattamenti pensionistici», che ha modificato il sistema di detrazione fiscale dall’imposta, pagata in sede di dichiarazione dei redditi.

Infatti, mentre fino all’entrata in vigore del suddetto decreto era possibile detrarre il 19% del premio pagato fino a un massimo di 1.291,14 euro, dal 2013 tale importo è stato dimezzato (630 euro) per essere poi portato a 214 euro nel 2014.

Le modifiche suddette riguarderanno circa sei milioni di italiani titolari delle suddette polizze.

Nel tam tam delle reazioni scattate dopo l’emanazione del decreto c’è chi, come l’Ania, dichiara che il provvedimento fa scomparire qualsiasi logica di equità, sostenendo che lo stesso frena ancora di più il ricorso a tali coperture da parte degli italiani, e chi come le Associazioni dei consumatori che dichiarano il decreto come lesivo dei principi fondamentali del cosiddetto Statuto del Contribuente (Legge 212 del 2000) e che di fatto rompe il patto di fiducia tra Stato e Cittadino.

Alessandro Gaetani

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