Gio. Mar 28th, 2024

Dallo scorso 1° ottobre è scattato l’aumento dal 21% al 22% dell’Iva (Imposta sul Valore Aggiunto).

Una recente analisi di Confcommercio ne ha analizzato l’impatto sull’economia nazionale in generale (consumi, prezzi, gettito fiscale, produzione, occupazione e redditi) e nello specifico sui redditi delle famiglie italiane.

L’Ufficio Studi dell’Associazione che ha svolto l’indagine, segnala l’inasprimento della già drammatica situazione dei consumi che hanno chiuso il 2012 con un segno negativo pari al -4,3%, e la previsione per la fine dell’anno in corso di un ulteriore risultato negativo pari al -2,4%.

L’indagine denuncia sostanzialmente il ripetersi dell’errore fatto a fine del 2011 con il passaggio dell’aliquota iva dal 20% al 21%, che ha fatto si che, in termini di caduta dei consumi, il 2012 è stato l’anno peggiore della storia della Repubblica.

Per quanto riguarda l’impatto sui prezzi, per fine anno si prevede un incremento inflazionistico dello 0,4%, mentre per l’impatto sul gettito fiscale, si legge nell’analisi, la contrazione della domanda porterebbe a una riduzione del gettito Iva atteso.

Per lo stesso motivo si avrebbe in previsione una perdita approssimativa di 10 mila posti di lavoro, e il rischio chiusura per molte attività, già vessate da un alto costo del lavoro e dal mancato pagamento dei debiti da parte della Pubblica Amministrazione.

Per le famiglie a basso reddito la pressione Iva (rapporto tra Iva pagata e reddito) genererà una forte penalizzazione. Basta pensare ai dati Istat, relativi al 2012 e diffusi recentemente, circa il calo del reddito disponibile delle famiglie con una diminuzione del 4,7%. Si tratta del calo peggiore dall’inizio della serie storica presa a riferimento dall’Istituto di ricerca (1990).

Calo che, conseguentemente ha visto calare la propensione al risparmio nello stesso anno all’8,4% dall’8,8% del 2011.

Alessandro Gaetani

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