Gio. Apr 25th, 2024

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La posta in gioco. Come cambiare cassa depositi e prestiti: manifesto per una nuova finanza pubblica e sociale in Italia

Tra i ricordi che ho di quando ero piccolo, ci sono le parole di mio Nonno Felicetto: “una volta case e terreni si vendevano con una stretta di mano”.

Mio Nonno, insomma, sosteneva che c’era valore nella parola “data” tra le persone. Poi certamente, venivano le carte da firmare e i pagamenti da onorare.

Così oggi, “carta canta”, anche nella sottoscrizione di strumenti di risparmio.

E’ il caso dei Buoni Fruttiferi Postali.

Si legge sul sito di Poste Italiane: “Emessi dalla Cassa depositi e prestiti S.p.A. e garantiti dallo Stato Italiano, i Buoni Fruttiferi Postali sono prodotti finanziari collocati da Poste Italiane sin dal 1924. Assicurano in qualsiasi momento la restituzione del capitale investito, incrementato degli eventuali interessi maturati. Sono disponibili in diverse tipologie ed emessi in forma cartacea e/o dematerializzata, per meglio soddisfare le esigenze dei risparmiatori ed essere sempre in linea con i contesti di mercato. Possono essere sottoscritti presso qualsiasi ufficio postale e, per alcune tipologie, anche tramite internet. Non prevedono spese di sottoscrizione, rimborso e gestione, eccetto gli oneri di natura fiscale.

Oggi, i rendimenti ottenibili con la loro sottoscrizione sono bassi (a titolo di esempio gli ordinari sottoscrivibili a febbraio 2016 avevano un tasso che andava dallo 0,01% del primo anno, allo 0,60% del ventesimo). Ma i rendimenti degli anni 80/90 erano anche a doppia cifra e quindi invitanti per i risparmiatori italiani. Negli ultimi anni, proprio per alcuni buoni fruttiferi di vecchia data, i titolari si sono visti negare gli interessi maturati in quanto, nel 1983 il Governo Goria con un decreto, decise di ridurre sensibilmente il rendimento dei buoni stessi e di modificare le modalità di calcolo degli interessi senza dare alcuna comunicazione ai singoli risparmiatori.

Le varie sentenze emesse dai Giudici di Pace (seguendo la strada tracciata dalle sentenze della Corte di Cassazione), cui i possessori di buoni fruttiferi si sono rivolti per avere giustizia, hanno però dato torto a Poste Italiane con diverse motivazioni, tutte atte a rispristinare il rispetto del vincolo contrattuale tra emittente e sottoscrittore dei titoli (il principio di buona fede contrattuale, gli obblighi previsti dal contratto, il preservare gli interessi dei risparmiatori, come sancito dall’Art. 47 della Costituzione Italiana che “tutela il risparmio”, etc.).

Così i risparmiatori possono vedersi rimborsato quanto “promesso” dai Buoni Fruttiferi Postali.

Alessandro Gaetani

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