Ven. Apr 26th, 2024

L’acronimo Neet (Not in employment, not in education and not in training) in italiano indica i giovani (tra i quindici e i venticinque anni) che non lavorano, non studiano e non sono inseriti in alcun percorso formativo professionalizzante.

Proprio nel corrente anno l’Unione Europea farà partire il programma a loro riservato “Youth guarantee” per invitare tutti gli Stati membri ad assicurare loro un’opportunità di lavoro/tirocinio o in alternativa un corso formativo, entro quattro mesi dall’uscita dalla scuola o dall’inizio del periodo di disoccupazione.

L’Italia detiene il record di numero di Neet tra i grandi Paesi dell’Unione Europea e per il quale il programma suddetto prevede un finanziamento di 1,5 miliardi di euro in due anni.
Ma chi sono i Neet italiani?
La risposta arriva dall’Istat che a fine 2013 comunicava al Mef che i giovani Neet erano circa 2,5 milioni, di cui il 51,9% di sesso femminile e il 48,1% di sesso maschile e concentrati soprattutto al Sud. Walter Passerini spiega bene il fenomeno in un suo recente libro: Senza soldi: Sottopagati, disoccupati, precari. Ma Paperoni e furbetti se la godono (Chiarelettere Reverse)

Al ministero hanno studiato il fenomeno che vede, per le donne il motivo di inattività principale le esigenze familiari (tra cui la maternità), per tutti gli altri l’età e il titolo di studio (fonte paper Italia Lavoro – Società del Mef).
Quattro sono i gruppi tipologici utilizzati al Ministero per meglio individuare i motivi di inattività correlati con i tre prima detti: “in cerca di occupazione”, “indisponibili”, “disimpegnati” e “in cerca di opportunità”.

Da Italia Lavoro dicono che le quattro dimensioni dei “Neet Status” scompongono il bacino di riferimento in base a eterogenee condizioni di riferimento, ma soprattutto permettono di circoscrivere la platea di coloro che “effettivamente” sarebbero disponibili a lavorare.

Concludono il paper dichiarando che all’interno della platea dei Neet l’inattività è dovuta prevalentemente all’assenza di opportunità (60%) mentre in quattro casi su dieci è volontaria.

Alessandro Gaetani

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